Volere Volare
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Hanno telefonato da poco. Mia madre lo ha saputo da un amico comune che immaginava fossimo all’oscuro di tutto. Era ricoverato da qualche giorno in ospedale ma la sua nuova compagna, naturalmente, non ci aveva avvisati. Mio padre è morto.

Aveva già ucciso per noi la sua figura di marito e di padre, e di nonno, a favore di un sogno di gioventù con una donna che sarebbe potuta essere sua figlia. E infatti lei ha la mia età. Più una figlia adolescente: così il contesto familiare è stato ricreato, solo un po’ più in là.

Un po’ più in là del senso di dovere e di responsabilità, forse solo del senso dell’amore. Ce ne sarà pur stato! Un po’ più in là della fatica di far seguire al senso di colpa, o semplicemente alla nostalgia, una telefonata, o una lettera, almeno un sms! All’inizio, a dire il vero, qualche messaggio era arrivato: “Buon Natale con tutto il mio cuore”. Identico per me e mio fratello; era bastato scriverlo una volta sola. Identico per me e mio fratello. Ma come? Trattata allo stesso modo di mio fratello? Dopo che nei primi tempi della loro separazione mi ero orgogliosamente – e ostinatamente – costituita ponte tra i genitori, dopo che avevo subìto le accuse di mia madre per il presunto tentativo di sostituirmi a lei? 

Quando uno muore, prima di seppellirlo, gli si fanno i funerali. Ma come faremo? Organizzerà tutto la sua nuova compagna? Sarà lei la vedova? E mia madre? E quarantatré anni di matrimonio? E noi figli? Siamo ancora suoi figli dopo che lui non ha più voluto essere nostro padre? Sono triste per la sua morte? Sarebbe stato meglio se fosse morto senza che noi scoprissimo che lui non era quello che avevamo sempre pensato che fosse. Quello che lui ci aveva fatto credere di essere.

E non lo dico per quest’ultima avventura senile, che in fondo eravamo tutti disposti a comprendere, forse anche a perdonare. Ma per la sua volontà di cancellare tutti gli anni di vita coniugale, per la leggerezza con la quale aveva confessato a mia madre i suoi numerosi tradimenti. Per la goffaggine con la quale aveva cancellato anche i figli dal suo orizzonte. E dal suo passato. 

Una volta scoperto questo suo ultimo tradimento erano saltati tutti gli argini con i quali aveva tenuto la vita della “famiglia felice” separata dalla sua vita vera. Quella dove faceva finalmente quello che gli pareva, senza decidere mai quale preferire. Meglio tenere entrambe, per soddisfare entrambe le sue anime: personale e sociale. Era meglio se moriva prima. Saremmo vissuti con dei bei ricordi. Saremmo stati tristi ma ignari. E sarebbe stato meglio non sapere. Sarebbe stato meglio continuare nella illusione di un marito e un padre così così. Pasticcione ma simpatico. Inaffidabile ma ottimista. Sarebbe stato meglio. Sarebbe stato meglio?

Non so ancora se parteciperemo al funerale. A un battesimo o a un matrimonio vieni invitato, ma a un funerale partecipa chi vuole. Io voglio?

Penso che se parteciperò al funerale mi piacerebbe leggere un elogio funebre. Vorrei scriverlo. Magari prima lo scrivo e poi penso se partecipare e leggerlo. Una figlia può chiedere di leggere qualche riga al funerale del proprio padre. Cosa vorrei scrivere? Qualcosa che racconti di lui, di come io l’ho vissuto e lo ricordo. A costo di rendermi ridicola. A costo di presentare un uomo che pochi hanno conosciuto, che nessuno ha conosciuto all’infuori di me. Perché lui era diverso a seconda del ruolo che giocava. Siamo tutti così? Siamo tutti unici per ciascuna persona con la quale ci relazioniamo? Chi vuole può sfuggire sistematicamente a se stesso, lascia poche tracce, anzi ne lascia infinite e sono tutte fallaci, incomplete e inutili. Come elementi di puzzle diversi. Un solo pezzo per ogni puzzle. Non esiste schema, non esiste riferimento. Solo istanti, solo momenti, emozioni brevi e presto dimenticate. Impossibile dire chi fosse. Potrei tentare di riportare i miei ricordi. Solo l’effetto dei ricordi su di me. Questa è una eredità. Quello che rimane in noi del passaggio di un’altra persona nella nostra vita. Lui è stato solo quello che di lui è rimasto attaccato alle mie decisioni, ai miei pensieri, ai miei ricordi.

Alice